L’Ipovisione

Maria Luisa Gargiulo • 7 marzo 2017

L’ipovisione indica una condizione visiva di vista bassa che non può essere eliminata attraverso azioni chirurgiche, mediche, farmacologiche eccetera. Questa condizione non è una malattia, ma può essere il risultato di molte cause. Le persone ipovedenti non posseggono la stessa capacità visiva, perché l’ipovisione è una categoria generica che sta ad indicare capacità visive inferiori rispetto ad alcuni parametri, definiti dalla legge.


Le persone ipovedenti possono raggiungere una qualità della vita soddisfacente, acquisendo capacità e strumenti specifici per utilizzare in modo intelligente le capacità visive residue e compensare la carenza di informazioni attraverso l’acquisizione di metodologie specifiche per utilizzare gli altri sensi.


L’intervento dello psicologo per aiutare le persone ipovedenti è molto importante in ogni fascia d’età. Per ciascuna situazione occorre perseguire obiettivi importanti utili, dunque esiste una specificità per l’intervento psicologico nel bambino, dell’adolescente, nell’adulto e nell’anziano.

I bambini ipovedenti dovrebbero ricevere un intervento il precoce possibile, per contrastare le problematiche psicologiche connesse all’ipovisione alla nascita.

Differenti situazioni di Ipovisione

La legge 138 del 2001 classifica le persone con problemi vi¬sivi in “ipovedenti”, lievi, medi, medio-gravi e gravi, e “ciechi”, parziali o totali, a seconda dell’ampiezza del campo visivo e della acuità della vista. Esistono tuttavia molti altri fattori, che concorrono a determinare le nume¬rose situazioni di ipovisione. Le persone ipovedenti, sebbene siano in gra¬do di utilizzare alcune informazioni visive, possono avere differenti carenze nella loro funzione visiva. Questo determina una qualità delle immagini vi¬sive ed una capacità di utilizzare la vista che varia da persona a persona. Ci possono essere problemi nel riconoscere i colori, le sfumature intermedie tra il chiaro e lo scuro, le forme, le distanze, i dettagli da vicino o da lonta¬no, problemi a vedere immagini poste in una determinata area del campo visivo, o più di una di queste limitazioni messe insieme e con differenti li¬velli di gravità.
Si intuisce quindi che, mentre è abbastanza comprensibile sul piano per¬cettivo che cosa si intende per cieco, non è possibile a priori stabilire quale sia la condizione visiva di una singola persona ipovedente.
Abilitazione psicopercettiva
È importante considerare che le problematiche visive, a carico degli organi di senso o del cervello, totali o parziali, determinano una conseguenza nel sistema percettivo, giacché limitano od impediscono la più importante e complessa forma di acquisizione di informazioni che l’essere umano ha a sua disposizione, cioè la percezione visiva.
Conseguentemente, uno dei più importanti aspetti della abilitazione della persona con deficit visivo, consiste nell’apprendere ad utilizzare le informazioni a sua disposizione, attuare strategie per attivare una attenzione selettiva e dedurre a partire da indizi percettivi significativi, avere un atteggiamento il più possibile concentrato e privo di ansia per poter comprendere ed agire secondo strategie percettivo-cognitivo-motorie efficaci .
I problemi visivi condizionano il modo in cui la persona acquisisce informazioni dall’ambiente e si relaziona ad esso. Quindi il deficit visivo, dal punto di vista psicologico, determina innanzitutto una modificazione dei processi percettivi.
Conseguentemente, le persone cieche e quelle ipovedenti posseggono una loro propria modalità di acquisizione delle informazioni e necessità percettive specifiche:

Facilitazioni ambientali e sociali

si possono attuare condizioni specifiche che possano agevolare le persone ipovedenti nella percezione dell’ambiente, nell’orientamento, nell’organizzazione dello spazio, nella comunicazione interpersonale, nella gestione dei comportamenti della vita quotidiana personale e lavorativa.
La comprensione delle esigenze percettive delle persone con deficit visivo è un elemento determinante per consentire alla persona di funzionare al meglio, rispettando le sue necessità, potenziando al massimo le sue capacità.

Integrazione plurisensoriale ed abilitazione all’uso dei sensi

È importante sottolineare, che le persone ipovedenti possono raggiungere migliori e più adeguati livelli di sviluppo, non solo quando sono messe in grado di utilizzare pienamente le proprie capacità visive, ma anche quando apprendono ad integrare le informazioni visive con tutte le altre informazioni, loro disponibili, provenienti dagli altri sensi. Difatti, è stato dimostrato che l’utilizzo competente e raffinato da parte degli ipovedenti di informazioni acustiche, tattili, olfattive, cinestetiche e propriocettive, è un fattore che aumenta considerevolmente la loro competenza e capacità globale. L’utilizzo dei sensi residui non danneggia e non limita in alcun modo l’uso delle capacità visive della persona . Ciò in quanto è stato dimostrato che il cervello è in grado di integrare ed utilizzare in modo evoluto le informazioni concorrenti, derivanti dai vari distretti percettivi. Conseguentemente una educazione ed una abilitazione delle persone ipovedenti esclusivamente basata sul potenziamento delle capacità visive, appare al giorno d’oggi sconsigliata.

Invece, è utile aiutare la persona a focalizzare l’attenzione, educare le competenze di deduzione ed integrazione plurisensoriale dei vari distretti percettivi per sviluppare le proprie capacità in modo sempre più evoluto e bilanciato. Una abilitazione psicologica deve considerare, conoscere e rispettare, l’organizzazione percettiva, emotiva e cognitiva della persona con problemi di vista.

Problemi emotivi connessi alle relazioni sociali e familiari.

Esistono numerosi problemi psicologici connessi alla gestione delle relazioni interpersonali, Indirettamente connessi alla condizione di ipovisione, la quale appare socialmente meno comprensibile e spesso non riconosciuta nella sua peculiarità rispetto a quella di cecità. A volte le persone ipovedenti soffrono perché non sentono le proprie esigenze credute, anche a causa del fatto che la loro condizione è incoerente e dunque diviene poco comprensibile ai più, in quanto comporta necessità e capacità visive fluttuanti, che sono condizionate dalle caratteristiche percettive dell’ambiente, dall’illuminamento, dalle ore del giorno, dall’esistenza o assenza di stimoli disturbanti, dalle differenti capacità di attenzione e concentrazione. Questo contribuisce ad una sorta di incomprensibilità interpersonale e che può condurre ad una sofferenza della persona ipovedente per la mancanza di riconoscimento da parte delle altre persone, delle proprie esigenze e della propria dignità.
Quindi, la persona ipovedente può sentirsi forzata a nascondere le proprie difficoltà, in quanto non creduta, giacché per chi non è addentro a questo ambito, è difficile considerare che una persona possa comportarsi dimostrando di avere delle ottime capacità in alcune occasioni, ma, nonostante ciò, avere dei problemi reali in altre. Inoltre, le persone ipovedenti spesso utilizzano strategie specifiche per compiere varie azioni, che possono costare loro molta fatica e concentrazione. Non sempre questo viene riconosciuto loro. E dunque a volte, il fatto di poter notare una persona ipovedente in grado di utilizzare uno smartphone, un computer, camminare da sola per la strada eccetera, può condurre persone non competenti e non esperte a pensare che essa possa ingannare volontariamente, avendo invece capacità visive integre. In realtà, invece, le caratteristiche della persona ipovedente sono talmente varie e talmente variabili, da mostrare comportamenti apparentemente incoerenti tra di loro.

Subentra quindi un senso di vergogna e di indegnità, ed assieme di paura per le conseguenze di stigmatizzazione di isolamento che la persona teme.

Questo porta la persona a non esprimere in modo chiaro e diretto le proprie esigenze, sia per il timore di non essere creduta, sia per quello di essere accomunata ad una persona cieca.
Vi possono essere altri meccanismi di attribuzione sociale di cui sono oggetto comunemente le persone ipovedenti ed anche le persone cieche. In qualche caso esse sono erroneamente percepite come costantemente bisognose di assistenza e tutela, e viene loro negata la capacità di autogestione, autodeterminazione in un meccanismo che conduce a infantilizzare la persona adulta con disabilità, approssimandola in ogni caso ad un bambino da proteggere, indipendentemente dalla sua condizione ed età anagrafica. Altre volte invece, le persone con deficit visivo sono oggetto di fantasie di attribuzioni di capacità spettacolari emagici poteri, accentuando così l’immagine sociale di straordinarietà ed eccezionalità, tutt’altro che reali.

In tutti i casi, gli interventi psicosociali rivolti al benessere ed alla reale inclusione delle persone cieche ed ipovedenti, mirano a restituire loro un realistico ruolo ed una realistica immagine sociale, restituendo dal punto di vista lavorativo, scolastico e familiare un equilibrio corretto tra il giusto riconoscimento delle esigenze specifiche, e l’evitamento della stigmatizzazione dovuta alla diversità.

IL MIO LAVORO PER LE PERSONE IPOVEDENTI

Intervento psicologico per il bambino ipovedente

L’intervento dovrebbe essere il più precoce possibile.


L’obiettivo del mio intervento è quello di perseguire il benessere del bambino, per consentirgli di svilupparsi pienamente, compensare le carenze determinate dal deficit visivo, acquisire la capacità di relazionarsi con i propri simili, evitare i meccanismi di ipercompensazione, ansia da prestazione e difesa, derivanti dall’esperienza di non essere compreso nelle proprie necessità.

Il trattamento psicologico si svolge con cadenza settimanale.


Oltre all’intervento dedicato specificamente al bambino, è importante aiutare la famiglia e la rete degli educatori nel loro difficile e importante ruolo.

Per questo motivo spesso è consigliabile un sostegno specifico per i genitori. Inoltre, in alcuni casi è indicato un intervento di Parent Training, ciò è un lavoro sistematico periodico con i genitori per aiutarli ad avere il giusto approccio operativo e a superare le difficoltà personali riguardo all’ipovisione del bambino.


È parte del mio lavoro, il collegamento e la collaborazione con gli insegnanti e gli educatori, per adeguare l’intervento educativo alle necessità del bambino sotto il profilo emotivo, cognitivo, percettivo e relazionale.

Sostegno psicologico per il giovane e l’adolescente ipovedente

In adolescenza si accentuano le motivazioni all’autonomia e diventano emotivamente più significativi e conflittuali i rapporti con il gruppo dei pari. Si ha più bisogno di relazionarsi direttamente ed autonomamente alle persone della propria età, iniziano a svilupparsi ed a maturare le prime relazioni sessuali. Il continuo confronto tra le proprie e le altrui condizioni diventa un elemento che può condurre ad ansia e sofferenza se ci si sente inadeguati, troppo dipendenti dei genitori, distanti dalle tematiche e dalle abitudini dei propri pari.


Per questo motivo l’intervento psicologico è molto importante per aiutare il giovane accrescere armoniosamente senza essere schiacciato dal conflitto tra il bisogno di essere autonomo e la paura di non farcela.



L’intervento psicologico individuale che svolgo è ha cadenza settimanale.

Sostegno psicologico per l’adulto ipovedente

l’Ipovisione, specie quella che sopraggiunge durante l’età adulta e la maturità, comportano un cambiamento radicale delle possibilità della persona, che possono avere ripercussioni nell’ambito familiare, lavorativo, nella vita quotidiana e del tempo libero. La persona può reagire in forma ansiosa, depressiva o con una reazione che comporta entrambi questi aspetti.


L’Intervento psicologico che svolgo, mira ad aiutare la persona ipovedente ad adattarsi alla propria nuova condizione, accompagnando la persona in questo cambiamento, a raggiungere uno stato di equilibrio e benessere psicofisico.


L’intervento potrebbe essere collegato anche ad altri interventi abilitativi, attraverso un lavoro di rete con altri operatori, quando la persona ipovedente necessita di attività per acquisire competenze a ricuperare il proprio livello di autonomia, come ad esempio lo svolgimento di un corso di orientamento e mobilità ed autonomia personale, oppure un corso di informatica per persone con deficit visivo.


L’Intervento psicologico è a cadenza settimanale e può svolgersi anche per brevi periodi, perseguendo obiettivi specifici per accompagnare la persona a raggiungere o riconquistare una migliore qualità della vita all’interno di un migliore benessere psicologico.

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