Che cosa è (veramente) la depressione post partum
Mentre scrivo, Andrea ha 14 mesi. Io mi commuovo a guardarlo ridere e giocare, e ogni mia cellula è
innamorata pazza di questo bambino bellissimo. Ma non è stato sempre così. Ho avuto un parto difficile. Ogni parto credo che lo sia, il mio mi ha lasciato addosso un terrore e un senso di profonda violazione del mio corpo.
Dopo tanti mesi ne parlo ancora con riluttanza. Quando siamo tornati a casa avevo paura di ogni cosa. Mi sentivo profondamente inadeguata al mio nuovo status di madre. Andrea era così piccolo e indifeso e per giorni mi hanno fatto credere che fosse a rischio sotto peso e che il mio scopo
principale era farlo ingrassare. Naturalmente nutrirlo era uno dei miei compiti, legato a un’altra battaglia persa: l’allattamento al seno. Oggi so che questa cosa per noi non funzionava, e non c’è
nulla di cui vergognarsi. Andrea non ha mai perso peso ed è un bambino vispo e intelligente, con un corpicino forte e muscoloso.
Ma non è stato il latte, o il parto, o la totale incapacità ad addormentarmi, o forse è stato tutto questo e tanto altro messo insieme a farmi stare male fino ad alternare momenti di euforia a rabbia, paura e tristezza, nonostante il conforto di un marito presente e innamorato.
Quello che è successo a me accade a tante donne con una storia diversa dalla mia, eppure da nessuna delle mie amiche avevo mai sentito parlare di un’esperienza simile, tutte guardavano e accarezzavano il mio pancione e tacevano qualcosa che soltanto dopo mi hanno confessato: il post partum è stato anche per loro un momento estremamente difficile.
Non voglio tacere io come loro. Ricordo il confondersi dei giorni e delle notti, il tentativo di tenere
il controllo, lo schedule delle routine andare rapidamente a rotoli, e soprattutto ricordo la paura di
ogni cosa, di non riuscire a calmare il mio piccolo, di far parte di un film in cui qualcuno stava monitorando la mia vita per giudicare se fossi in grado. Ho sempre saputo di stare troppo male, e
questa consapevolezza mi ha salvato Ho chiesto aiuto a mio marito, alla psicoterapia, a mia madre,
alle mie amiche. “Non mi abbandonate, statemi vicine “ .. “
Che cosa vuoi, Emiliana?” Mi chiese la dottoressa.
“Voglio stare bene’ ”
” e allora ti aiuteremo a stare bene” .
I miei genitori non mi riconoscevano. Ho dovuto impegnarmi seriamente a stare meglio. Ho tentennato qualche volta? Sì. Ma avevo un obiettivo: stare bene: per me, per Andrea, per la mia
famiglia e per le amiche che mi sono state accanto. E ci sono riuscita, in un tempo relativamente breve. Ho ripreso a dormire. E ho riscoperto in me una mamma affettuosa e dolce, pronta a
commuoversi mentre Andrea si addormenta, felice di crescere un bimbo sereno e sano.
Quello che mi è capitato non si dimentica. Non me ne vergogno perché so che non è frutto di una mia mancanza o incapacità.
A tutte le mamme che ci sono passate o che ci passeranno ho solo una cosa da dire.
Chiedete aiuto! Lasciate che vi aiutino a tornare voi stesse. E tutto il resto è parte di una favola meravigliosa che è quella di essere madre.
Emiliana S.
L'articolo Avevo una dipendenza affettiva ora sono una persona più forte sembra essere il primo su Dott.ssa Maria Luisa Gargiulo.


