Problemi psicologici dei bambini di genitori separati: le trappole della comunicazione (2/4)

Maria Luisa Gargiulo • 28 febbraio 2019

La trappola del controllo incrociato è una modalità di comunicazione, che alcuni genitori mettono in atto, talvolta senza volerlo. Questo può determinare alcune conseguenze psicologiche nei bambini.

“….raccontami, cosa ha fatto papà?” ….”

I genitori a volte conoscono solo una parte di ciò che succede al figlio, e quindi sono preoccupati di non sapere cosa gli accade quando si trova con l’altro genitore. Spesso i sentimenti che i partner hanno vissuto durante le varie fasi della loro crisi di coppia, costituiscono il sottofondo emotivo del modo in cui comunicano con il bambino. Ad esempio senza volerlo trasmettono Una certa sfiducia, rabbia o risentimento. Questi sentimenti si ripercuotono sul rapporto del bambino con loro.
Ad esempio se uno dei genitori pensa che l’ex non sia in grado di educare bene il bambino, tenderà a fare domande e verifiche indirette.


Questo atteggiamento può essere vissuto dal bambino con sfiducia e paura su ciò che può fare l’altro genitore, aumentando in lui il senso di insicurezza.
Qualcuno crede che un bambino in queste circostanze non si accorga del motivo di tante domande. Invece egli percepisce questi controlli incrociati che i suoi genitori fanno.
Anche quando non capisce il perché, il bambino sente la tensione e il tentativo di controllo che c’è attorno a lui.

Nella comunicazione tra bambini e genitori vi può essere la trappola della Triangolazione. Questo modo di comunicare può determinare alcune reazioni emotive nel bambino e alcuni problemi psicologici ed atteggiamenti specifici.

…“devi dire a mamma che……. “

Il passaggio di informazioni attraverso il bambino è spesso necessario per motivi organizzativi, specie se i componenti delle due famiglie comunicano poco per evitare conflitti.
Il bambino può vivere in una situazione emotivamente precaria e instabile, se intuisce che i genitori si relazionano attraverso di lui, con il fine del controllo, l’approvazione o il giudizio incrociato.
Questo modo di comunicare si chiama triangolazione.

Cosa può suscitare nel bambino questa situazione?

La triangolazione comporta che il bambino con il tempo si fidi poco degli adulti, e che impari a filtrare le informazioni. Questo può avvenire in vari modi, a seconda della situazione, della sua personalità e delle dinamiche in cui è coinvolto.

  • Ad esempio può comunicare seguendo il criterio dell’accettabilità, cioè riferire solo le cose utili ad ottenere l’approvazione, raccontando ciò che lo mette nella miglior luce agli occhi degli adulti, per avere la loro benevolenza.
  • Oppure può adattare l’informazione al livello di tollerabilità che percepisce nel suo interlocutore, cioè raccontare le cose in modo da tranquillizzare chi lo ascolta. Il bambino tenta cosi di avere un genitore sereno, proteggendolo dall’ansia, ma perde così la possibilità di essere protetto a sua volta da lui.
  • Un altro modo di reagire, può essere quello di accentuare il conflitto tra i genitori , filtrando le informazioni in senso negativo, cioè sottolineando ciò che egli sa essere sgradito. Il vantaggio emotivo è che cosi gestisce le relazioni canalizzando la rabbia e la competizione su elementi di cui ha il controllo.


Vorrei essere chiara:
Nessun bambino desidera vivere in un ambiente conflittuale. Ma allora perché sembra che il bambino accentui i conflitti?


Provo a spiegarlo:
Può sembrare paradossale, ma il vantaggio emotivo esiste: il figlio ravvivando i conflitti, può allearsi con l’uno o con l’altro, canalizzare l’aggressività che c’è nelle famiglie e ciò facendo, attua le modalità di contesa che ha appreso perché le ha viste tra gli adulti.



Nel prossimo articolo vedremo cosa può succedere quando un genitore cerca di allearsi con il figlio, magari con l’intenzione positiva di aumentare la complicità e la fiducia nel rapporto, ma con l’effetto di metterlo in difficoltà con l’altro genitore .

Dalla teoria alla pratica

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