Il mio bambino è autistico
Aiuto! il mio bambino è autistico?!
In occasione del 2 aprile, la Giornata mondiale dell’autismo, pubblichiamo un approfondimento ed alcuni collegamenti esterni al sito.
Vi propongo la registrazione audio della puntata della trasmissione Melog, su radio 24, condotta dal famoso giornalista Gianluca Nicoletti.
Il conduttore, padre di un ragazzo autistico, ha voluto dedicare al tema uno spazio specifico, in occasione della giornata mondiale dell’autismo.
Nella trasmissione si possono trovare informazioni corrette, scientificamente attendibili ed aggiornate, su questa sindrome, che ormai oggi interessa l’1% dei nostri bambini.
Che cos’è l’autismo
In secondo luogo vi propongo un articolo che riguarda la formazione di 21 educatori specializzati sulla doppia diagnosi, l’associazione tra deficit visivo e i disturbi dello spettro autistico.
Questa formazione, che è durata cinque mesi, è stata condotta da me, su in carico della provincia di Roma, e precisamente dall’assessorato per la formazione professionale.
Il portale specializzato “superando.it”, ha pubblicato una lunga intervista ad alcuni partecipanti al corso ed a me come docente.
Una formazione specifica per i bambini con doppia diagnosi
Gli autismi: diverse forme, false speranze ed interventi efficaci
Si calcola che l’1% dei nostri bambini sia affetto da autismo. In realtà, più correttamente, si dovrebbe parlare di autismi, perché molteplici e differenti sono le forme in cui questa sindrome si può presentare. Nei casi più gravi si potrebbe diagnosticare già al 18º mese di vita, ed esiste un test non invasivo,il CHAT, che i pediatri di libera scelta possono usare, per intercettare precocemente i primi sintomi.
Ma la maggioranza dei bambini mostrano sintomi più chiari, anche se spesso in forma più leggera, dal quinto al 10º anno di vita. In questa età viene fatta generalmente la diagnosi.
In alcuni casi si possono trovare persone con disturbi dello spettro autistico ad alto funzionamento che ricevono la diagnosi solo in età giovanile o adulta.
Negli ultimi anni aumentano anche disturbi dello spettro autistico in associazione ad altre patologie ed altre disabilità come quelle sensoriali e cognitive .
Autismo non è una malattia, perché può essere determinata da molti fattori. Esiste però la certezza che alla base vi sia una componente genetica. Purtroppo però sono molto complessi i meccanismi con i quali i geni condizionano lo sviluppo, contribuendo alla formazione di questo disturbo. Attualmente si contano più di 100 geni che sono possibilmente implicati nella situazione. Alcune poche patologie sono monogeniche, ossia derivano dall’alterazione di un solo gene ; come la sindrome di Ret o la sclerosi Tuberosa.. Molte altre, però, sono condizioni che derivano dalla combinazione di una predisposizione genetica con alcuni altri fattori di altro tipo. Per questo motivo, allo stato delle conoscenze attuali, non è possibile prevedere l’autismo in gravidanza.
Inoltre, sempre di più si stanno individuando forme di autismo che non corrispondono alle caratteristiche classiche, o all’immaginario collettivo. Ad esempio vi sono alcune persone autistiche che desiderano e tentano di stare con gli altri.
Per questo motivo, il clichet della persona autistica che si trincera nella propria gabbia di isolamento, è desueta, ed a volte anche psicologicamente inesatta.
Dunque l’autismo è descritto come una condizione che comporta interessi e comportamenti stereotipati e ristretti, un deficit della comunicazione e dell’interazione sociale.
Queste caratteristiche possono essere associate ad un ritardo mentale, lieve, medio o grave, o si possono presentare in persone con un’intelligenza normale. In alcuni casi le persone con autismo sviluppano il linguaggio verbale, che può essere normale, oppure bizzarro. In altri casi le persone con autismo debbono apprendere sistemi di comunicazione alternativa o aumentativa per poter relazionarsi con le altre persone.
Alcune certezze
Ci sono alcune certezze dalle quali si può partire.
Innanzitutto l’autismo non deriva da anomalie della relazione tra il bambino e sua madre. Infatti, la vecchia teoria della “madre frigorifero di Leo Kanner, “, è stata oramai assolutamente Disconfermata. Per questo motivo nessuna colpa e nessuna responsabilità può essere ricondotta ad eventuali errori o incapacità affettive genitoriali.
Dunque, se l’autismo non dipende da problemi emotivi e relazionali tra il bambino i suoi genitori, non si può guarire, affondando l’attenzione su problematiche e componenti profonde della relazione genitoriale, su conflitti, rifiuti, o altre eventuali componenti psicodinamiche.
L’Istituto superiore di sanità ha emanato la linea guida numero 21, che illustra quali sono i trattamenti che attualmente sono più efficaci e quali sono inutili.
Le terapie basate su restrizioni alimentari non funzionano. I vaccini non sono implicati nell’origine dell’autismo, ed il medico inglese Andrew Wakefield che cavalcò questa ipotesi, fu successivamente radiato dall’ordine dei medici del suo paese.
La comunicazione facilitata non è un metodo utile, perché spesso il facilitatore, involontariamente, condiziona la persona autistica nei movimenti che compie sulla tastiera. Di recente uscita è il film “pulce non c’è”, che racconta proprio la tragedia di una famiglia nella quale una persona autistica fu allontanata dai genitori, a causa di alcune false accuse create dagli errori della comunicazione facilitata.
La privazione dell’organismo dai metalli, attraverso il trattamento della Chelazione, oltre ad essere pericoloso è stato dimostrato come del tutto inefficace per curare l’autismo. Questa pratica, insieme all’utilizzo della camera iperbarica, è oggetto anche di speculazioni economiche ai danni delle famiglie, perché costituisce un trattamento costoso ed invasivo.
Purtroppo pochi sono i trattamenti che hanno dimostrato di essere efficaci, secondo l’Istituto superiore di sanità, che ha esaminato tutte le ricerche scientifiche a livello internazionale, basate sull’evidenza.
Vi sono pochi ma efficaci trattamenti : Essi sono l’intervento cognitivo comportamentale, strutturato e più precoce possibile, realizzato a scuola ed a casa da operatori specializzati.
Ugualmente efficace si è mostrato il Parent training, cioè l’insegnamento da parte di professionisti esperti, ai genitori di alcuni comportamenti che essi possono adottare riguardo il proprio bambino.
Fortunatamente l’associazione di questi due interventi, secondo modelli internazionalmente validi, adattati e personalizzati al singolo bambino, conduce ad un sensibile miglioramento della qualità della vita, un aumento della capacità di comunicare, una diminuzione dei comportamenti lesivi e autolesivi, una maggiore adattabilità ai vari contesti della vita quotidiana.





