Disturbi del comportamento alimentare e reazioni alle restrizioni della Pandemia, quali effetti:
Molte persone con un rapporto particolare con il cibo hanno vissuto in modo problematico il periodo delle restrizioni ed ancora oggi portano i segni fisici sul proprio corpo di una certa instabilità alimentare. Chi riusciva, seppur faticosamente, a gestire alcuni aspetti emotivi collegati all’alimentazione, si è trovato a fare i conti con una situazione complessa.
Vediamo insieme quali sono le fonti di stress che impattano sul rapporto con il cibo, e come si può affrontare questo genere di situazioni.
Esaminiamo insieme i fattori sociali, psicologici, economici e comportamentali collegati all’aumento di alcune difficoltà nel controllo del comportamento alimentare, che sono incrementate nella popolazione italiana, a partire dall’inizio della pandemia e che ancora adesso coinvolgono molte persone.
La Pandemia, come ogni altra fonte di incertezza collettiva e correlata a cambiamenti, spesso inconsci, del comportamento verso il cibo, portando spesso una ansia verso l’accaparramento di cibo cui abbiamo assistito specialmente nelle prime tre settimane della fase uno.
Dal punto di vista statistico i primi dati a disposizione indicano un incremento ponderale medio di 2 kg nella popolazione italiana. Nelle persone più sensibili questo ha determinato un eccesso ponderale ed una diminuzione del controllo del comportamento, con un aumento dell’impulsività alimentare.
Secondo una valutazione della Coldiretti, nei mesi di marzo e aprile 2020 il consumo di cibo medio sarebbe aumentato del 18 percento. Dobbiamo prendere questo dato con una certa cautela, senza dare ai numeri un valore assoluto, ma tutto ci indica comunque una tendenza significativa in questa direzione.
Dal punto di vista psicologico dobbiamo ricordare che vi è un effetto antiansia dei carboidrati e che quindi la preferenza di alcuni cibi può anche essere spiegata dal vantaggio psicologico che alcune persone ne hanno tratto, spesso senza saperlo, nei momenti piu critici..
Le reazioni che nella comunità professionale abbiamo rilevato sono state del tutto personali, molto variabili, ma sempre con una accentuazione delle strategie che la persona usa mettere in atto quando non è tranquilla, quindi con un possibile aumento della tendenza verso la restrizione alimentare oppure, nel verso opposto verso una più frequente perdita di controllo e aumento dell’impulsività.
Alcune persone riferiscono di aver provato un senso di vuoto (noia o fame psicologica, una sorta di vuoto emotivo).
L’isolamento e la mancanza di un supporto psicologico sociale, a volte ha funzionato come fattore scatenante in alcune persone che precedentemente non presentavano un vero e proprio disturbo ma erano in una condizione al limite (situazione subclinica) .
Altri che avevano raggiunto un certo equilibrio hanno avuto una ricaduta.
Quali fattori di disagio sono stati riferiti dalle persone con problemi emotivi legati al cibo?
La paura del contagio per se o per i propri cari, l’isolamento sociale, la mancanza di distrazioni, l’incertezza del futuro, la restrizione in casa, l’aumento della frustrazione per la coabitazione forzata con persone con relazioni fonti di stress, sono i motivi piu frequentemente citati .
A tutto questo vanno aggiunti anche elementi collegati allo stile alimentare: come la diminuzione del consumo di calorie dato dalla sedentarietà e l’iperalimentazione socialmente giustificata, esibita attraverso i social, occasione di contatto sociale e pretesto di fare qualcosa insieme.
Inoltre le persone che hanno trasferito il proprio ufficio a casa, hanno avuto anche una tentazione più frequente a mangiare, anche solo perché la Postazione di lavoro è molto più vicina al frigorifero rispetto a prima.
La maggiore reperibilità di cibo durante l’orario di lavoro determina una difficoltà intervenire sugli impulsi e controllare il proprio comportamento proprio perché i tempi di approvvigionamento sono rapidissimi.
La psicoterapia dei disturbi del comportamento alimentare
La psicoterapia è un trattamento efficace per aiutare le persone con problemi di rapporto con il proprio corpo e con il cibo.
Il cammino verso il cambiamento porta ad un miglior rapporto con il corpo e con il cibo, ad un recupero dell’autostima e dell’immagine di sé. Ma la psicoterapia non si può somministrare, inghiottendola come fosse una medicina che magicamente fa il suo effetto da sola. Invece funziona, e anche bene, ma si basa su un lavoro rigoroso, impegnato e motivato di un paziente accompagnato da un terapeuta competente.
Si lavora per sostenere e mantenere alta la motivazione al cambiamento, necessaria nei momenti difficili. Si lavora per migliorare l’immagine corporea e le emozioni e sensazioni legate al corpo. Per alcune persone anche guardarsi allo specchio può essere un traguardo.
Si possono usare al bisogno molte tecniche, importanti le tecniche corporee come l’EMDR per attivare le risorse positive ed affrontare i traumi.
È importante imparare a distinguere la fame fisiologica dalla fame emotiva e imparare strategie utili nei momenti importanti per riacquisire sicurezza ed evitare le abbuffate.
Il lavoro non è soltanto comportamentale ma è anche orientato ad una profonda comprensione delle cause psicologiche, anche quelle molto remote, che trovano la loro origine nella storia emotiva della persona. I “Traumi dell’attaccamento “sono le relazioni problematiche con le persone più importanti dell’infanzia, che hanno contribuito alle strategie di controllo alla base del disturbo e hanno determinato il senso di vergogna, indennità, incapacità e inamabilità che quasi sempre sono il sottofondo emozionale sul quale si fondano i comportamenti disregolati relativi all’alimentazione.
La psicoterapia in questi casi è quindi un lavoro a molti livelli, pratico, comportamentale, nutrizionale, emotivo, di autoregolazione, di apprendimento di strategie di gestione delle crisi, autoconoscenza e consapevolezza di sé, recupero del proprio corpo, conoscenza e modulazione delle emozioni.
Se desideri migliorarti in questo aspetto, se sei disposto a impegnarti per riuscirci e pensi di aver bisogno di aiuto per farlo: