L’attaccamento

Maria Luisa Gargiulo • 7 marzo 2017

A seguito di alcune richieste pervenutemi, inserisco qui alcune notizie sulla teoria dell’attacamento. Il sistema dell’attaccamento fa parte dei Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI), che comprendono anche il sistema dell’accudimento, del rango (o competitivo), quello cooperativo paritetico e quello sessuale. Gli SMI possono essere considerati come principi organizzatori a base innata, che regolano il comportamento sociale. Ciascuno di essi è osservabile attraverso precisi comportamenti che sono attuati per il raggiungimento di una meta. Ciascun sistema si attiva in presenza di condizioni specifiche ed è caratterizzato da segnali non verbali, con i quali gli individui comunicano le loro intenzioni ai membri della stessa specie. Ciascuno SMI è contraddistinto dalla comparsa di specifiche emozioni.


In particolare, il sistema dell’attaccamento regola il comportamento di ricerca di protezione. Si attiva nelle situazioni di fatica, dolore fisico o emozionale, solitudine, minaccia, paura, disagi corporei. Il suo principale segnale di attivazione è il pianto. La meta consiste nel cercare la vicinanza protettiva di un conspecifico, attraverso l’attivazione del suo complementare sistema di accudimento.


Dal punto di vista emozionale, l’attivazione del sistema di attaccamento è contraddistinta dalla paura da separazione, da rabbia e protesta. All’ottenimento della vicinanza protettiva, le emozioni conseguenti sono conforto, gioia e, successivamente, sicurezza. A questo punto il sistema dell’attaccamento si disattiva, per lasciare spazio generalmente a comportamenti di esplorazione o gioco sociale. Se la meta non viene raggiunta, le conseguenti emozioni sono tristezza, rabbia, disperazione ed infine distacco emozionale. Si intende per relazione di attaccamento quella con una Figura di Attaccamento (spesso abbreviata in FdA), persona dalla quale ci si aspetta cura e vicinanza protettiva. Generalmente si tratta quindi dell’individuo ritenuto dal bambino più determinante per la sua sopravvivenza e la sua difesa. Il modo con il quale la FdA risponde ricorsivamente alle richieste del bambino di cura e vicinanza protettiva, determina una aspettativa rispetto al suo comportamento futuro, alla risolvibilità nella situazione problematica, alla consolabilità del dolore o della paura che il bambino prova.


La ricerca scientifica sull’attaccamento è partita dallo studio del legame precoce genitore-bambino, e fornisce una cornice di riferimento per comprendere il modo in cui una qualità adeguata della funzione genitoriale, associata a condizioni di sicurezza emotiva nel contesto sociale del bambino, ne favorisce lo sviluppo.



John Bowlby, dal 1942, inaugurò una nuova stagione dello studio psicoanalitico del bambino e della famiglia. L’Autore fu tra i primi a utilizzare la teoria generale dei sistemi in alternativa alla teoria metapsicologica. Il contributo di Bowlby verrà ripreso e utilizzato successivamente anche da psicoterapeuti della famiglia e da terapeuti cognitivi. In seguito si sono sviluppati ampi settori di connessione con le teorie etologiche, in quanto il comportamento di attaccamento viene studiato anche da un versante evoluzionistico.


Determinanti per la ricerca sono stati gli apporti di Mary Ainsworth, che negli anni 60 ha iniziato a osservare il comportamento di bambini con le loro madri, attraverso l’utilizzo sempre più raffinato di uno strumento di osservazione chiamato “Strange situation”1. Le ricerche di Mary Main hanno indagato l’attaccamento nell’adulto, attraverso L’Adult Attachment Interview2. I raffronti tra i dati riguardanti i bambini e quelli degli adulti hanno comprovato l’esistenza di correlazioni significative tra gli stili di attaccamento del bambino ed i rispettivi atteggiamenti e rappresentazioni dell’attacamento dell’adulto.


Vengono attualmente classificati 4 diversi modelli o stili di attaccamento del bambino, in relazione ad altrettante reazioni ricorrenti del genitore alla richiesta di cura. Inizialmente si osservarono tre stili organizzati di attaccamento, denominati Sicuro, Insicuro Evitante e Insicuro Resistente. Successivamente ne è stato individuato un ulteriore, detto Disorientato/Disorganizzato, che sembra prodursi in concomitanza con reazioni del genitore caratterizzate da spavento, angoscia, dissociazione, o dall’innescarsi in lui di reazioni emotive derivanti da altri sistemi motivazionali oltre a quello dell’accudimento (di attaccamento, agonistico, sessuale, ecc.). Tali modelli precoci, sebbene possano essere modificabili da eventi significativi successivi, sembrano relativamente stabili. Inoltre esistono specifici studi sugli stili di attaccamento relativi alla madre ed al padre, ed alle influenze degli stili di attaccamento del partner nell’ambito di una coppia. Attualmente la ricerca sull’attaccamento si è estesa allo studio della psicopatologia, grazie ai significativi contributi di Peter Fonagy, Giovanni Liotti, Marsha Linehan ed altri. L’interesse si è focalizzato sulla correlazione tra particolari stili di attaccamento e stati mentali, che caratterizzano alcuni disturbi. In particolare sono note specifiche strategie di controllo3, derivanti da quelle che il bambino mette in atto per gestire e dare significato alla propria esperienza nei confronti di un genitore spaventato e quindi destabilizzante.


Inoltre, è noto come alcuni stati di coscienza alterati caratteristici della dissociazione nelle sue varie forme, sono correlabili con il disorientamento e la perdita delle capacità riflessive, tipici della disorganizzazione dell’attaccamento. La ricerca scientifica sembra quindi sempre più confermare che l’attaccamento disorganizzato è altamente correlato all’insorgenza di problemi psicologici.

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