Dott.ssa Maria Luisa Gargiulo

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Regali bambini e genitori

7 Marzo 2017 By Maria Luisa Gargiulo

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Ovvero: il consumismo del desiderio

Negli ultimi giorni prima di Natale, spendiamo il massimo delle nostre energie per l’acquisto dei regali. A giudicare dal comportamento delle persone che si possono osservare per le strade, sembra che il maggiore interesse sia togliersi la preoccupazione di aver assegnato a ciascuno qualcosa, con la stessa diligenza con la quale si possono eseguire quei rompicapo che prevedono di assegnare a ciascun personaggio un nome, un mestiere o una caratteristica.

Ci sentiamo particolarmente responsabili nell’acquisto dei regali nei riguardi dei bambini. Come se, in qualche modo, fare loro dei doni equivalesse a fare il meglio per loro.

Se ci specchiamo un attimo, e osserviamo gli amici ed i parenti altrettanto impegnati, verrebbe da chiedersi per chi davvero stiamo facendo tutto questo, se poi sembra abitare dentro di noi, un’ansia, un’incertezza che giunge fin quasi all’acquisto, fino a che l’ultimo scontrino non è stato emesso, l’ultimo codice bancomat non è stato digitato, l’ultima busta regalo non è stata confezionata.

Eppure, quasi più energia – aspettativa, tensione viene spesa nell’acquisto, che nel successivo sperimentare da parte loro quello che è stato comprato specie se i giochi sono tanti, e se l’acquisto è stato fatto seguendo l’ansia e la nostra paura di non essere all’altezza, di non aver avuto l’idea migliore, di non essere stati in grado di soddisfare, secondo ciò che veniva richiesto.

La durezza di questi tempi così problematici dal punto di vista economico, ci ha almeno restituito la necessità di selezionare, soppesare e dilazionare l’acquisto di quello che avremmo voluto, o che pensiamo sia desiderato.

Se c’è una cosa, forse solo una, che la crisi ci ha regalato, è proprio la necessità di considerare tutt’altro che scontate ed infinite, le possibilità di soddisfare desideri, tutto e subito.

Siamo però ancora molto condizionati dai tempi in cui qualcuno viveva come se le sue possibilità fossero infinite: ancora chiediamo ai nostri bambini “che cosa vuoi?”, Sottintendendo quindi che debbano volere per forza qualcosa, e che poi noi siamo comunque in grado di esaudire questo desiderio.

Le due cose non sono affatto ovvie, e neppure l’una la conseguenza dell’altra…

Non necessariamente la felicità o la gioia di un bambino si misura in quante cose desidera e può ottenere. Non necessariamente, e quasi mai la capacità di un genitore di procurare tutto quello che un figlio desidera, è il segno di quanto egli sia un buon genitore.

Ma noi lo chiediamo lo stesso “CHE COSA VUOI ?”, E se il bambino non può o non vuol dire niente di significativo ci rimaniamo male, avendo perso l’opportunità di sentirci capaci di soddisfarlo.

Vorremmo proprio saperlo, tale è la paura di sbagliare, comprare qualcosa che, chissà, potrebbe non essere adatta, qualcosa che pensavamo essere bello, e invece non avevamo capito! insomma la paura di deludere.

Le relazioni tra le persone sono sempre bidirezionali, e così le relazioni con i bambini, sono il frutto delle loro, ma anche delle nostre emozioni, aspettative, dei nostri pregiudizi, timori.

E così, una volta programmati su che cosa dobbiamo cercare, per essere dei bravi genitori, nonni, zii, eccetera eccetera, facciamo la gara con noi stessi, il portafoglio, il traffico, la fila, il freddo, per arrivare finalmente a conseguire il trofeo, da esibire al bimbo, “anche questa volta la tua mamma ha fatto quello che desideravi” ..

A tutto questo dispendio di energie, profusione di aspettative, illusioni, incitamenti, frustrazioni e successi di conquista, non fa a volte seguito un proporzionale premio emotivo.

Se il genitore dona il suo regalo con il tremore ed il bisogno di verificare che vada tutto davvero bene, quello è l’esatto momento nel quale il figlio sarà in grado di trovare un difetto, qualcosa che, veramente, non era proprio come quella che si aspettava, un’imperfezione, un disguido, un’incomprensione.

Bocciato!, oppure rimandato! È stato il nonno, il papà, lo zio, rimandato al prossimo Natale, oppure gli esami di riparazione si possono fare alla Befana, secondo appello, sperando in una sorte migliore. Ma in questa dinamica, perversa e feroce, siamo stati proprio noi ad intrappolare quei bambini , figli del consumismo del desiderio.

“Sì, carino, però…”

Come se la soddisfazione di un desiderio equivalesse all’appropriazione di qualcosa di perfetto; come se nessuno potesse adattarsi a quello che riceve . Come se ricevere qualcosa di inatteso, diverso da quello che i propri schemi mentali avrebbero concepito, ci facesse male.

Crescere significa anche cambiare, e cambiare significa anche essere in grado di modificarsi in base alla realtà. Quindi non è sempre vero che la realtà per i nostri bambini deve essere plasmata, ottimizzata, ovattata, lucidata ed incartata ad immagine e somiglianza dell’ultimo desiderio, magari indotto.

Desiderare qualcosa, e poterlo ottenere, è molto importante nella vita. Ma è anche molto importante saper desiderare e saper ottenere. Qualche volta desideriamo qualcosa e non siamo capaci di capire se può rimanere un sogno oppure possiamo aspettarci che accada, non essendo in grado di valutare la relazione tra il nostro desiderio è la realtà.

In altri casi facciamo scaturire dal nostro desiderio il fatto stesso che esso si realizzi.

Questo è il grande bluff dei tempi post-moderni, tutto quello che è pensabile, è possibile.

“Quanto più desidero qualcosa, tanto più qualcuno farà tutto per farlo accadere” ..

Ovviamente tra un desiderio e la sua soddisfazione, sappiamo tutti che c’è di mezzo il mare.

Un mare fatto di progetti, strumenti, pianificazioni, sacrifici e realizzazioni.

Desiderare tanto qualcosa è una grande benzina per il motore del cuore e della mente. Non va sprecato, va utilizzato come il motore della motivazione al fare.

così, tutte le volte che facciamo piovere dal cielo qualcosa, senza coinvolgere i nostri bambini su come quell’oggetto sia arrivato fin nelle loro mani, perdiamo un’occasione per far loro conoscere la realtà, per farli crescere , esercitare, allenare, come persone nel mondo, e non Avatar in un videogioco.

Inoltre i regali non sono solo quelle cose che i bambini possono ricevere, ma anche quelle idee, quegli oggetti e quelle azioni che essi stessi possono concepire verso altre persone. I regali sono anche quelli che i bambini possono fare.

Pensare a cosa poter regalare a qualcuno significa attuare un decentramento cognitivo ed emotivo, riuscendo a mettersi nei panni dell’altra persona, uscendo dall’infantile egocentrismo, per poter capire che cosa mio padre, mia madre, mio nonno, il mio fratellino potrebbero gradire.

Stabilire tra i vari desideri quali sono le cose realizzabili e quali no, significa fare i conti con la realtà, comprendere il valore del danaro, la reperibilità di strumenti e materie prime, i tempi, gli spostamenti e gli approvvigionamenti. Se poi si tratta di qualcosa che bisogna creare, invece di comprarla così, bella e fatta, esercitiamo anche una capacità di progettare e programmare, oltre che realizzare qualcosa all’interno di un piano d’azioni.

Così, fare un regalo può essere bello e utile, quasi come riceverlo.

E una volta scartato il pacchetto?

Ora che la tensione si è abbassata, la mamma è tranquilla e ha tirato un sospiro di sollievo, il giro è finito il bimbo è appagato, dovrebbe cominciare il bello, no?

Bene! Spesso è così, ma non sempre.

La carta di qua, i fiocchetti di là, la confezione aperta in fretta, un veloce controllo se il contenuto è corrispondente all’aspettativa e poi via, verso il prossimo pacchetto.

E alla fine? Dopo l’ultimo pacco?

È triste verificare che qualche volta non resta proprio niente, tutto si è svolto come una sfida : “ voglio proprio vedere se sei stato capace di darmi quello che ho chiesto”, e tutto torna a spegnersi fino alla prossima richiesta.

Se resta invece la voglia di condividere, di mostrare agli altri parenti, l’intenzione di portare con sé il gioco nei giorni successivi, la voglia di raccontare quello che ho ricevuto e di ascoltare quello che hanno ricevuto gli altri, allora la vita del regalo sarà lunga e feconda, e aver scartato il pacchetto sarà stato solo l’inizio di un bellissimo gioco assieme.

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