Fa parte delle cosiddette “Nuove Dipendenze”, ossia di quella gamma di disturbi che si manifestano con comportamenti problematici nuovi, o comunque collegati alla modificazione del nostro costume e stile di vita.
Lo shopping compulsivo comporta una tendenza ad effettuare acquisti che non hanno una funzione necessaria, o che non sono congruenti con le possibilità economiche e gli obiettivi generali di vita realisticamente perseguibili dalla persona.
Talvolta ci si trova ad acquistare, quasi per abitudine, come se non si potesse fare a meno di trascorrere del tempo nel comprare comunque. In altri casi, invece, la persona si sorprende a pensare ripetutamente ad un certo oggetto, idea che diviene il tema di un pensiero intrusivo di acquisto. In questi casi l’ansia aumenta, e la persona ritiene di poter alleviare questo stato di tensione crescente, soltanto acquistando quell’oggetto. Immediatamente dopo, la persona sperimenta un senso di euforia e di benessere . Questo stato cessa ben presto, quando la persona si sente assalita da sensi di colpa, nel momento in cui valuta inutile, eccessivo o addirittura dannoso aver effettuato quell’acquisto, ritrovandosi a sperimentare un senso di fallimento, vuoto, delusione.
Talvolta la valutazione di problematicità di questo comportamento avviene solo dopo che la persona ha subito danni economici, oppure ha messo a repentaglio le economie dei propri familiari, a causa della necessità crescente di danaro, necessario quando il livello di compulsività è molto alto. In questi casi, la persona inizia a considerare seriamente il problema, quando ha dovuto sperimentare pesanti conseguenze, o quando finalmente, è stata fermata dall’intervento altrui.
È molto preoccupante verificare che, invece, quando questo comportamento non giunge a livelli tali da causare seri problemi finanziari, esso viene spesso sottovalutato dalla persona stessa, che si ritiene come ” viziata”, o che viene giudicata come ” spendacciona, dalle mani bucate “, eccetera.
In realtà si tratta di un comportamento che segnala la presenza di una sofferenza interiore, di un problema clinico, e di bisogno di aiuto.
Difficilmente questo comportamento si presenta da solo, come disturbo puro, infatti esso può essere inquadrato all’interno di disturbi aventi varie caratteristiche.
A Volte lo shopping compulsivo rappresenta un sintomo di un meno evidente quadro patologico della personalità, la punta di un iceberg che non è mai utile sottovalutare.
Sotto il profilo fenomenologico, il comportamento di acquisto rappresenta un atto compulsivo, ossia un comportamento rituale teso a neutralizzare pensieri o stati mentali pesantemente disturbanti, cui la persona non riesce a far fronte al di fuori del rituale ossessivo. È molto frequente, come in altre varianti del disturbo ossessivo-compulsivo, che la persona non sia pienamente consapevole dei pensieri o stati mentali che precedono i comportamenti neutralizzanti (compulsioni), o che nel porre in atto questi ultimi, poi non sia del tutto in grado di ricostruire a posteriori l’accaduto.
In altri casi, invece, l’atto di comprare rappresenta una soluzione (sebbene disfunzionale) a stati depressivi, e non si esplica con le forme comportamentali tipiche di un comportamento compulsivo.
A causa dell’eterogeneità delle forme di manifestazione di questo comportamento problematico, e del fatto che esso in genere è parte di quadri più ampi, e spesso di un disagio che viene da molto lontano, non è possibile, in astratto, descrivere iter terapeutico, tempi e modi. ciò, infatti, deve essere valutato da persona a persona, nell’ambito dell’individuazione di un percorso terapeutico efficace.