Dott.ssa Maria Luisa Gargiulo

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Deficit visivo

7 Marzo 2017 By Maria Luisa Gargiulo

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Le persone con deficit visivo sono quelle affette da una menomazione agli organi ed alle altre strutture riguardanti la vista, o inte­ressate da un’alterazione delle funzioni collegate a questo senso.

Le caratteristiche ed i bisogni delle persone con deficit visivo sono molto diversi tra loro. esse dipendono da differenti fattori da considerare che sono: l’età, la presenza o assenza di una capacità visiva residua, la presenza o assenza di altre patologie o condizioni di fragilità associate al problema visivo,  assieme alle condizioni personali e sociali. Altro fattore importante è l’esistenza di risorse personali, strumentali e tecnologiche, che possano compensare la carenza informativa e percettiva derivante dal deficit visivo e prevenire la deprivazione di esperienze, informazioni, relazioni ed opportunità connessa alla situazione di cecità o di ipovisione.

In generale la strategia che si attua per perseguire il benessere psicologico e sociale di una persona con deficit visivo,  è quella di operare per sviluppare pienamente le capacità della persona, in modo da compensare le sue limitazioni visive con altre capacità personali, strumenti tecnologici, modalità alternative di comportamento, comportamenti sociali che le garantiscano pari opportunità e non discriminazione.

Le persone con deficit visivo, possono essere  indicate con il sinonimo di “persone disabili della vista”, oppure ” disabili visivi” . Si tratta di una generica categoria di persone virtualmente suddivisibile in due grandi classi, cioè persone cieche, chiamate anche non vedenti, ossia  chi non dispone di informazioni visive e persone ipovedenti, chiamate anche persone con ipovisione ossia chi possiede capacità visive deficitarie ma presenti . L’ipovisione comporta di possedere una vista molto bassa, che comunque consente l’acquisizione di alcune informazioni visive. Vi sono molte situazioni differenti di ipovisione, a seconda della patologia, del suo grado di gravità, della capacità residua che la persona possiede di utilizzare in modo efficace le informazioni visive a disposizione e soprattutto di integrare tali informazioni con le altre percezioni provenienti dagli altri sensi.

La legge italiana classifica e definisce le persone con deficit visivo come persone cieche totali, ciechi parziali, ipovedenti gravi, ipovedenti medi, ipovedenti lievi. Questa classificazione è basata sui parametri della acuità visiva (cioè la visione del dettaglio), e il residuo perimetrico binoculare, detto anche ” campo visivo (cioè l’ampiezza dello spazio espresso in gradi oppure in percentuale, della visione misurata in entrambi gli occhi). Ma vi sono molti altri fattori da considerare per comprendere tutte le funzioni visive possibilmente presenti in una persona al fine di effettuare una diagnosi funzionale visiva, cioè descrivere le capacità visive presenti e le difficoltà visive della persona.

Come orientarsi tra le differenze personali ?

Come punto di partenza, è importante tenere presenti almeno tre diversi aspetti della situazione di minorazione visiva, affinché sia possibile iniziare ad orientarsi.

  1. cecità o ipovisione ?
  2. deficit visivo primario o deficit visivo acquisito ?
  3. deficit visivo semplice o pluriminorazione ?

Sebbene esistano molti fattori derivanti dalle differenze personali, importante definire quale sia la diagnosi funzionale visiva, cioè l’eventuale capacità della persona di avere informazioni visive. Si veda la sezione ” ipovisione, di questo sito. Inoltre vi è una differenza importante tra le persone che sono cieche o ipovedenti dalla nascita e quelle che hanno acquisito questa condizione durante lo sviluppooppure, infine in età adulta o senile. ”

Questa differenza è causato dal fatto che l’assenza della vista condiziona lo sviluppo psicologico, potrebbe creare un ritardo transitorio del sviluppo di alcune funzioni, tra quelle più importanti l’orientamento nello spazio, la conoscenza della realtà con la l’acquisizione ed il periodo di insorgenza di alcune funzioni del linguaggio verbale e della comunicazione interpersonale. Tale ritardo, come le ricerche dimostrano, è di tipo transitorio, tende a ridursi, fino ad annullarsi, all’epoca dell’adolescenza. Le persone che hanno acquisito un deficit visivo durante la propria vita, possono giovarsi di ricordi e conoscenze visive, ma devono operare un adattamento radicale a causa della nuova condizione. Pertanto ci possono essere componenti di tipo emotivo e sociale che interagiscono nella vita della persona, e che possono essere fattori di rischio, oppure fattori protettivi, quando la persona giunge alla condizione di ipovisione o di cecità nel corso della sua vita.

Altra variabile importante risiede nella esistenza di un deficit visivo puro, oppure di una condizione patologica nella quale la cecità o ipovisione siano soltanto una delle problematiche che la persona presenta. Questa è una discriminante importante, perché la persona con deficit visivo deve attuare una compensazione attraverso altre sue facoltà sensoriali ed intellettive. Ciò è alla base di una buona abilitazione. Quando la persona, a causa di altri fattori patologici, non può utilizzare pienamente fattori compensativi quali l’utilizzo di altre modalità sensoriali, una buona memoria, buone capacità di orientamento, deduzione controllo del dell’ambiente, comunicazione interpersonale eccetera, il processo di compensazione del deficit visivo è più difficile che la persona deve essere maggiormente aiutata ad attuarlo.. Pertanto la persona che oltre al deficit visivo presenta altre problematiche, si trova in una condizione che è più disagevole della somma delle sue patologie messe insieme.

Quindi, per attuare un intervento con persone con deficit visivo è necessario

  1. Sapere se si tratta di persone cieche oppure di persone ipovedenti, ed in questo secondo caso conoscere la diagnosi funzionale e la prognosi visiva
  2. Considerare l’età della persona, perché gli interventi per bambini, adolescenti, adulti ed anziani con deficit visivo sono articolati secondo priorità di obiettivi diversi.
  3. Avere una diagnosi di sviluppo che consenta di sapere se la persona possiede un deficit visivo puro ( ossia che abbia integre tutte le altre funzioni psicologiche), oppure sia portatrice di un altro disturbo. In questo secondo caso è necessario avere un quadro analitico delle funzioni lese e delle funzioni mentali utilizzabili, oltre che delle capacità fisiche e percettive in possesso della persona.

 

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