La depressione è un disagio molto ricorrente, che certamente non creiamo noi, perché dipende da molti fattori, alcuni durevoli, altri derivanti da cambiamenti e elementi scatenanti che fanno precipitare il nostro equilibrio. Altre volte si tratta di un disagio che ci trasciniamo da tempo, al quale quasi quasi ci si abitua come se fosse la normalità.
In certi casi Tendiamo a non ammettere di avere un problema, specie se siamo stati abituati ad essere colpevolizzati quando stiamo male. Questo ci porta a minimizzare il nostro disagio, come se ammetterlo ci dovesse portare più problemi che soluzioni
Invece c’è sempre la possibilità di star meglio, perché la depressione al giorno d’oggi si può curare efficacemente, favorendo un ritorno ad una vita degna, efficiente e serena.
Le recenti ricerche suggeriscono che in Italia solo un paziente su 3 riceve cure adeguate. Trascorrono Due anni in media per arrivare alla diagnosi. Cosa è importante fare?
E’ UNA MALATTIA nascosta. A volte ignorata. La depressione viene diagnosticata molto tardi rispetto al suo esordio, e la persona perde tempo prezioso per riacquisire salute, pagando un costo alto anche da un punto di vista sociale, familiare e lavorativo. Esistono alcuni tipici segni che possiamo notare per capire se abbiamo bisogno di aiuto e di consultare uno specialista.
Sono le 5 sentinelle della depressione.
Le conosci?
Leggi con attenzione e pensa che tu meriti di stare meglio possibile. Se riscontri uno o più di questi segni, valuta seriamente la possibilità di chiedere un consulto psicologico.
Ricorda che la psicoterapia è uno strumento per ripristinare il benessere psicologico, la psicoterapia è un mezzo sicuro, scientificamente valido, un investimento per il tuo futuro e dei tuoi cari.
I 5 Segni sentinella
La depressione va diagnosticata da professionisti competenti del benessere psicologico, che valutano la condizione della persona applicando criteri scientificamente affidabili. Ma notare alcuni elementi significativi può essere utile per capire se sia il caso di chiedere un parere. Indicherò 5 elementi tipici, specificando che ciascuno di noi ha un proprio modo unico per esprimere il disagio e che non esiste un modello standart di persona depressa, a dispetto dei tanti luoghi comuni.
1) Sintomi cognitivi: la depressione è spesso contraddistinta da affaticamento dell’attenzione, difficoltà a mantenere la concentrazione, tendenza a non memorizzare o ricordare. I pensieri tendono a rivolgersi verso se stessi e ci si considera inadatti o incapaci a fronteggiare i vari aspetti della vita. Inoltre vi è un tipico “girare in tondo“ con domande senza risposta, rimunginamento, ripensare al passato ed alla propria eventuale responsabilità o colpa in situazioni e vicende significative.
2) Relazioni sociali contratte: si può essere poco motivati verso le relazioni interpersonali, e non trovare più piacere o sollievo nel frequentare persone, nel sentirsi affaticati o stufi quando si stà congli altri, assecondando una tendenza all’isolamento sempre maggiore.
3) Sintomi emotivi: si può provare frequentemente dolore, sconforto, senso di ingiustizia come emozioni di fondo, che sono solo temporaneamente interrotte da eventi o motivi di gioia, i quali però durano poco. È come se in mancanza di fortissimi stimoli emotivi positivi, emergesse un sottofondo di pessimismo e rabbiosa rassegnazione. In questa condizione la persona tende a mutare umore con difficoltà, radicandosi verso un terreno conosciuto fatto di emozioni negative alle quali quasi si abitua, come se fossero una componente della propria stabilità quotidiana. In questa situazione la depressione si consolida perché più la persona stà male più tende a coltivare il proprio stato depresso. Questa è la fase in cui le altre persone erroneamente rimproverano la persona perché l’accusano di non voler migliorare o di volere deliberatamente star male. In realtà ciò non è vero, ma questo circolo vizioso è tipico della depressione e in questo caso la persona si sente intrappolata, ooltre che ingiustamente rimproverata.
4) Contrazione delle prospettive: la persona perde entusiasmo, tende a non investire, verso obbiettivi futuri, che perdono significato. Il senso della vita diviene difficile da trovare , e ciò che prima costituiva qualcosa di importante, perde mordente. Ci si ritrova dunque a far fatica nel perseguire obbiettivi per i quali non si provano emozioni di speranza, entusiasmo, sfide non più meritevoli di scommessa, che diventano pesanti riutines.
5) Ripiegamento su se stessi e attenzione negativa verso ilproprio corpo: l’attenzione si può focalizzare su stati fisici di disagio e malessere. Essi non sono immaginari, inventati o creati per attirare l’attenzione come qualche volta ci si sente rimproverare. In realtà la persona seleziona e si focalizza su sensazioni effettivamente provate, che però mantiene al centro del proprio interesse, anche perché non riesce a affiancare a queste, altre esperienze invece basate sul piacere e sul benessere. Dunque prova con maggiore facilità stanchezza, affaticamento, mancanza di forze, e non riesce a provare esperienze caratterizzate da piacere (in particolare erotico), forza, vigore, sicurezza. In questa condizione la persona può aumentare il proprio interesse e la propria preoccupazione verso i segnali del corpo, iniziando a preoccuparsi di non essere in buona salute e innescando un meccanismo di ansia e allarme che non fanno altro che accentuare il disagio e quindi le sensazioni spiacevoli. Questo è un ambito in cui al disturbo depressivo si possono associare aspetti di ansia e preoccupazioni ipocondriache.
In che misura mi devo preoccupare?
La vita ci porta cambiamenti anche pesanti che però possono essere bilanciati dalla nostra competenza verso ladattamento. È normale trascorrere dei periodi negativi specie in risposta ad eventi stressanti, lutti, perdita del lavoro, altre importanti crisi del nostro equilibrio. La natura umana è dotata di resilienza, cioè la capacità di riadattarsi con nuovi equlibri alle tempeste della vita. Dunque un transitorio periodo di disagio non stà a significare necessariamente l’insorgenza di un disturbo.
Ma se dopo alcuni mesi le cose non ritornano a posto;
Se il nostro disagio interferisce pesantemente con la vita quotidiana;
Se le nostre relazioni interpersonali, il nostro profitto scolastico o la nostra efficienza lavorativa sono stati seriamente condizionati da tutto ciò;
Se la sensazione prevalente è di star male.
Allora è arrivato il momento di chiedere aiuto.