Passeremo un certo numero di giorni assieme ai nostri bambini. Periodo di riposo, o tempo faticoso ?
La scuola è finita da un pezzo, anche le iniziative estive di intrattenimento volgono al termine, come i centri estivi, le settimane al mare o in montagna organizzate da enti ed associazioni, eccetera.
Ci accingiamo a trascorrere un periodo di maggiore contatto e vicinanza. Per alcuni può essere una opportunità, per altri un tempo difficile da gestire.
Sicuramente l’estate è molto importante per la crescita e l’educazione dei figli, ed in generale, per il menage familiare. È spesso il termometro della situazione in cui siamo; finalmente tutti insieme, famiglia nucleare o ricomposta, con bambini che provengono magari da differenti matrimoni, o genitori divisi che fanno a turno per tenere i figli, oppure nonni da accudire in casa, ho da raggiungere fuori città. Tempo spensierato sotto l’ombrellone, o affannato a dividersi tra gli impegni moltiplicati causa ferie di badanti, tate, e collaboratori vari.
Insomma, l’estate croce e delizia ! Un tempo tanto diverso da quello scolastico, così riconducibile ad una invernale normalità.
Ma quali potenzialità offre questo periodo tanto atteso dai ragazzi, e qualche volta pieno di preoccupazioni organizzative per noi adulti?
Innanzitutto, se abbiamo più tempo da trascorrere con i bambini, possiamo concederci di stare con loro, in una dimensione più rilassata, meno scandita dal via vai degli impegni settimanali. Il diradarsi delle attività dei figli, ci consente la possibilità di trascorrere del tempo con loro, senza la pressione dell’ennesimo impegno sulla tabella di marcia della giornata. Stare insieme senza la preoccupazione di dover fare in fretta le cose, per farle entrare tutte. In questa dimensione abbiamo forse un’occasione più unica che rara, di lasciarci andare alla fantasia, per sperimentare una dimensione di” compagnia”. Essere compagni dei propri figli e non solo autisti, finanziatori, controllori, mediatori, ci dà la possibilità di riscoprire una dimensione che una volta era propria della relazione tra gli adulti ed i piccoli: quella nella quale le persone tramandavano la conoscenza, raccontavano le storie della famiglia, provavano ad insegnare qualcosa di nuovo, trascorrevano il tempo mostrando ai bambini i propri interessi e chiedevano collaborazione nelle attività lavorative.
Il genitore, infatti, ben lungi dalll’essere colui che si mette al servizio del “progetto figlio”, era qualcuno dal quale il figlio poteva apprendere, direttamente (ad esempio osservandolo nelle sue attività, o direttamente collaborando ed imparando), o oppure indirettamente (ascoltando, acquisendo informazioni sulla famiglia, le tradizioni, i luoghi e valori di appartenenza).
Questo è un momento dalle grandi potenzialità di crescita per la relazione genitore bambino, oltre ad essere un importante strumento della “educazione informale ”, dimenticata al giorno d’oggi, Ma così necessaria nella crescita di tutti noi.
Un’altra potenzialità è data dall’incontro estivo con coetanei, al di fuori del contesto scolastico. La trasformazione demografica della famiglia, costringe i nostri bambini a frequentare i loro coetanei, solo all’interno di istituzioni e strutture dedicate.
La ricostruzione estiva, sia pur temporanea della famiglia allargata, consente alle persone delle diverse generazioni di riallacciare rapporti paritetici, e ricostituire le relazioni parallele che di inverno non abbiamo il tempo di coltivare.
Così, frequentare cuginetti e amici di famiglia, consente ai bambini di sperimentare l’irrequieta palestra delle relazioni paritetiche, e diventare più capaci di cooperare, coalizzarsi, competere, organizzare, che sono capacità necessarie per la vita adulta.
L’estate, e anche il tempo dei segreti, delle esperienze preadolescenziali al limite del raccontabile, della scoperta del corpo, così disponibile, svestito e libero da manierismi e formalità.
Ma come spesso accade, emergono anche problemi. E così l’estate diviene spesso la lente di ingrandimento di grandi e piccole incomprensioni, disagi, difficoltà a gestire modi e tempi dell’educazione. Uno spazio ed un tempo che a volte sembrano troppo vuoti, in cui noi e loro, oltre a incontrarci, qualche volta ci ritroviamo a scontrarci. Una relazione da riallacciare, con questo strano individuo, che fino a qualche mese fa scarrozzavamo da una parte all’altra e con il quale ora troviamo poche cose da condividere.
È il caso poi, dei genitori che fanno fatica a mantenere e consolidare le abitudini e le capacità di autonomia personale, raggiunte o in via di apprendimento, attraverso il lavoro di educatori e altro personale esterno alla famiglia. Quando queste persone sospendono il loro lavoro, qualche genitore potrebbe avere difficoltà a proseguire da solo, nel far continuare il cammino dell’autonomia ai propri figli. In effetti, ciò accade quando l’operatore educativo è stato delegato, oppure non ha lavorato per la generalizzazione ed il consolidamento delle abilità, all’interno delle normali attività familiari. In questi casi il bambino diviene dipendente dall’educatore, senza il quale egli sente la mancanza di una struttura normativa e di un contenitore emotivo.
È il caso ad esempio, delle abitudini alimentari e delle abilità apprese nel mangiare, badare alla propria persona, acquisire un corretto ritmo sonno-veglia, eccetera. È molto importante ricordarsi che quando tutti questi traguardi non sono stati pienamente raggiunti, la sospensione estiva indiscriminata delle abitudini apprese, potrebbe essere causa di regresso nel percorso educativo. Così il bambino potrebbe perdere le abilità fin qui acquisite, ed a settembre, si dovrà ricominciare un passo prima, rispetto a dove si è lasciato a giugno.
È senz’altro difficile mantenere un equilibrio tra la necessità di abbassare la tensione dal raggiungimento di traguardi- performance, per potersi dedicare ad un tempo di scoperta comunicazione, e la necessità di non mollare, sul fronte di alcuni obiettivi educativi non ancora consolidati.
In entrambi i casi l’elemento fondamentale è il fatto che i ragazzi possano percepire chiaramente la nostra presenza e vicinanza: sentire che abbiamo voglia e siamo disposti a stare insieme, anche solo per ascoltarli o mostrare loro qualcosa. Insomma trasformiamo le vacanze in un momento per coltivare la relazione.