Dott.ssa Maria Luisa Gargiulo

Psicologa psicoterapeuta

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Autismo e Cecità

7 Marzo 2017 By Maria Luisa Gargiulo

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A volte al deficit visivo sono associate altre patologie fisiche, oppure vi sono altri disturbi dello sviluppo. Ciò comporta una iniziale difficoltà diagnostica. Questo significa che è abbastanza frequente  che la diagnosi di minorazioni ulteriori al deficit visivo, sia fatta solo successivamente, ritardando l’attuazione di una  educazione e abilitazione  specifica.

All’interno di questo variegato quadro, l’associazione tra il deficit visivo e l’autismo occupa al giorno d’oggi un posto prevalente.

La difficoltà ad ottenere una diagnosi specifica dipende dal fatto che alcuni dei più diffusi disturbi ad esordio infantile, di solito vengono valutati attraverso procedure che prevedono l’utilizzo della vista . per svolgere una valutazione  di sviluppo di un bambino con deficit visivo  occorre quindi una particolare preparazione.

Avere una  diagnosi di sviluppo è importantissimo  perchè gli interventi educativi e abilitativi delle persone con disabilità multiple, debbono essere diversificati, in base al tipo di deficit. Difatti, un intervento generico, rischia di essere inefficace.
Nella area delle pluridisabilità rientra quindi la doppia diagnosi di deficit visivo associato a disturbo dello spettro autistico, il settore in cui ho una  competenza pspecifica..
Tale doppia diagnosi è stato oggetto di attenzione da parte del mondo scentifico e di  intervento a partire dagli anni 70. Esistono anche pubblicazioni, prevalentemente in inglese, su questo tema, e resoconti su buone prassi.
Qualche volta si sente dire che alcune gravissime alterazioni e ritardi dei bambini ciechi e ipovedenti sono derivanti dal deficit  visivo. Ma non sempre è vero.Al giorno d’oggi siamo in grado, con una buona approssimazione, di determinare se una anomalia dello sviluppo sia una conseguenza della cecità, oppure se si tratti di un disturbo a se stante, parallelo alla patologia della vista, oppure derivante, come la cecità da una unica causa iniziale.

Sovente si attribuiscono erroneamente i ritardi o le carenze nello sviluppo del comportamento verbale del bambino o della sua interazione sociale, al solo deficit visivo, come se essi fossero ritardi naturalmente conseguenti la cecità o l’ipovisione.
Questo erore di valutazione  è dannoso perchè, Il  solo approccio educativo didattico tiflologico è assolutamente fallimentare con i bambini che hanno anche diagnosi di autismo

A prescindere dalla causa biologica, deficit visivo ed autismo devono essere considerati come punti d’arrivo, che vanno valutati entrambi sul piano funzionale e non eziologico, cioè indipendentemente dalla, malattia che li ha generati.
quando abbiamo a che fare con una persona con deficit visivo e disturbo autistico, oltre alla diagnosi funzionale del deficit visivo, occorre  effettuare una diagnosi funzionale del disturbo autistico.

la diagnosi di autismo viene fatta sulla base dei parametri del DSM (Manuale Diagnostico E Statistico Dei Disturbi Mentali ), giunto attualmente alla quinta edizione, prende in considerazione esamina l’interazione sociale, la comunicazione e la gamma di interessi ristretti e stereotipati.
Attualmente si parla di” spettro autistico” proprio per indicare un ventaglio molto variegato di funzioni adattive che possono essere coinvolte, e per ciascuna di esse un maggiore o minore livello di gravità del danno.

La varietà delle manifestazioni e dei deficit è quindi molto ampia, procedendo da persone ad alto funzionamento con buon livello intellettivo e che possono soltanto sembrare bizzarre nei comportamenti, a persone a basso funzionamento con grave ritardo e deficit cognitivo e forte passività. Abbiamo quindi gradi diversi di disabilità all’interno della stessasituazione.

D’altra parte se le tecniche tiflodidattiche non possono compensare e risolvere i problemi educativi dei bimbi con doppia diagnosi, non è possibile nemmeno attuare metodiche dei bambini solo autistici, perché la maggior parte degli interventi per bambini con autismo sono formulati e pensati per vedenti.

IL MIO LAVORO PER BAMBINI CON AUTISMO E DEFICIT VISIVO

Il mio intervento prevede l’utilizzo dei i focus educativi caratteristici del trattamento dei disturbi dello spettro autistico (come indicato dalle recenti linee guida dell’istituto Superiore Di Sanità), con opportune modificazioni in senso tiflologico.
attuo un intervento valutativo e psicoeducativo molto specifico che comporta una presa in carico globale che tratta l’interazione tra il deficit visivo e l’autismo.. E che cura tutte le fasi:

  • La valutazione di sviluppo
  • l’intervento sul bambino
  • la consulenza per i programmi didattici e abilitativi
  • il parent training

In caso di doppia diagnosi (autismo e cecità) è prioritaria una valutazione quanto più precoce possibile ed un intervento educativo-abilitativo mirato ad intervenire sugli aspetti che sono causati dal disturbo dello spettro autistico ed aggravati o modificati nelle sue manifestazioni di disturbo visivo.
Tutti gli aspetti sono quindi stati oggetto di opportuni adattamenti, dagli strumenti valutativi ai i metodi operativi abilitativi.

Programma di abilitazione e di insegnamento del linguaggio funzionale
Per quanto riguarda il linguaggio funzionale, nei soggetti autistici, generalmente non si ha ciò che avviene automaticamente nei bambini a sviluppo tipico anche non vedenti: manca cioè la capacità di utilizzare la stessa parola con funzioni diverse (ora di richiesta, ora di denominazione ecc.). Tale competenza deve essere appresa con una strategia di intervento adeguata e precisa. Il trattamento riguarda tipici fenomeni di disturbo del linguaggio come quello dell’inversione pronominali, le ecolalie differite, la difficoltà a comunicare i propri bisogni in modo adeguato ed intelligibile, a rispondere a domande contestuali, raccontare, ad interagire senza utilizzare stringhe di parole precostituite.

Facilitazione del linguaggio parlato e dei testi scolastici, decodifica ed esplicitazione
Riguardo alla decodifica delle situazioni e dei comportamenti delle altre persone, la persona con disturbo dello spettro autistico, difetta nella teoria della mente (cioè non è in grado di mettersi nei panni dell’altro o di dedurre le sue intenzioni, di comprendere il diverso punto di vista) e presenta deficit della coerenza centrale (cioè nell’analisi di una situazione, di un oggetto, ecc. non opera una sintesi ma tutti i singoli elementi dell’insieme sono importanti quanto l’insieme stesso).
Questi deficit causano profonda incomprensione della realtà esterna che risulta inconoscibile, se tali aspetti non sono opportunamente trattati e educati e abilitati, cosa questa che non accade in presenza di solo deficit visivo.

Valutazione funzionale e programmi di riduzione dei comportamenti problematici
Emerge un altro aspetto da non sottovalutare, quello dei comportamenti problema: la difficoltà a farsi capire e a chiedere, può provocare spesso nella persona comportamenti negativi, esplosioni di rabbia, atti contro gli altri o contro se stesso, in una spirale crescente che aggrava ancora di più la situazione personale e familiare del bambino.
Il mio intervento prevede l’analisi funzionale del comportamento, per determinare il motivo per il quale il bambino attua comportamenti disadattivi, ed aiutare familiari e degli educatori ed individuare quali fattori contingenti possono ridurre questi comportamenti, consentendo al bambino di comportarsi in modo più adeguato.

I programmi per la riduzione di comportamenti maladattivi prevedono quindi valutazione dei comportamenti problematici, l’individuazione delle modificazioni da attuare, il monitoraggio a breve, medio, lungo termine dei risultati.

 

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